c sf/m

CO diz.uso
◊ 1 (terza lettera dell’alfabeto italiano) c / C f, sa ci:
terza lettera dell’alfabeto sardo; può esprimere quattro suoni consonantici, due primari (uno velare e uno palatale) e due secondari (uno velare e uno palatale): 1. il primo suono primario (l’occlusiva velare sorda, in caratteri IPA [k]) si presenta all’inizio di parola in posizione assoluta e in corpo di parola in nessi con altre consonanti, in derivazione dalla C latina o da altre lingue quando seguita da A, O, U, R, L (C-, CR-, CL-, -NC-, -LC-, -RC-, -SC-, -XC-: cani, cruu, crai, classi, bruncu, àrculu, palcu, circu, mascu, scabudai, scrau); in posizione intervocalica in derivazione della doppia latina (-CC-: buca); 2. il secondo suono primario (l’affricata palatale sorda, in caratteri IPA [tʃ]) si presenta all’inizio di parola in posizione assoluta e in corpo di parola in nessi con altre consonanti, in derivazione dalla C latina quando seguita da I, E (C-, -NC-, -LC-, -RC-: cida, binci, farci/fraci, porceddu); in posizione intervocalica in derivazione della doppia latina (-CC-: bociri); 3. il primo suono secondario o mutante (la fricativa velare sonora, in caratteri IPA [ɣ]) si presenta all’inizio di parola in fonetica sintattica, sempre in derivazione da C latina quando seguita da A, O, U, R, L (C- dopo parola che termina per vocale: su cani, sa crai, sa classi); 4. il secondo suono secondario o mutante (la fricativa postalveolare sonora, in caratteri IPA [ʒ]) si presenta all’inizio di parola in fonetica sintattica, sempre in derivazione da C latina quando seguita da I, E (C- dopo parola che termina per vocale: sa cida, sa cena).
Questa lettera compare anche in tre digrammi e un trigramma, che servono per esprimere rispettivamente: il digramma ch gli stessi due fonemi velari 1 e 3 [k, ɣ] davanti a I, E (chini, chi, che, chilu / po chini, su chi, su chilu) in parole derivate da pronomi latini in QU- o da lingue moderne; il digramma ci lo stesso fonema palatale 2 [tʃ] davanti a A, O, U (ciarra, bèciu), in parole derivate da lingue moderne; il digramma sc per esprimere il fonema fricativo postalveolare sordo (in caratteri IPA [ʃ]) in derivazione dei nessi latini -SC-, -XC- davanti a I, E (pisci, scidai); il trigramma sci per esprimere lo stesso fonema [ʃ] davanti a A, O, U, in rare parole con i nessi latini -X- o -PS- e -SS- + jod (còscia, càscia), e in parole non derivate dal latino ma da lingue moderne (sciampo, sciallu).
In tutti i casi, non avendosi mai opposizione tra pronuncia corta o lunga, in sardo la c non va mai raddoppiata.
¶ LOC ¤ CO di serie C de sèrie C, de pagu contu, de nudda, chi no contat nudda