s sf/m
CO diz.uso
◊ (diciassettesima lettera dell’alfabeto italiano) s / S f, sa essa:
diciassettesima lettera dell’alfabeto sardo; esprime due suoni consonantici: 1. la fricativa alveolare sorda (in caratteri IPA [s]) all’inizio e in corpo di parola da sola o in nessi con altre consonanti, in derivazione dalla S latina (S-, -ST-, -SP-, -SC-, -XT-, -XP-, -XC-: soli, castiai, spiga, scola, stràngiu, spantai, scaresci) o in prestiti moderni (-NS-, -RS-; pensai, forsis); 2. la fricativa alveolare sonora (in caratteri IPA [z]) in posizione intervocalica e all’inizio e in fine di parola in fonetica sintattica, sempre in derivazione da S latina o da altri nessi (-S-, -NS-, S + E, I + vocale [S + jod], S- dopo parola che termina per vocale, -S nelle desinenze dei verbi, nei plurali e in molti pronomi ed avverbi seguita da vocale paragogica: nasu, mesi, basai, crèsia, su soli, andas).
Esiste altresì la forma raddoppiata ss che esprime il suono consonantico sordo allungato (con opposizione tra suono sonoro corto e suono sordo lungo), presente in posizione intervocalica in derivazione delle doppie -SS-, -RS-, -PS-, -X- latine e nei composti di AD + S- (passu, cussòrgia, issu, bessiri, assegurai).
Questa lettera compare anche in un digramma e un trigramma: il digramma sc per esprimere il fonema fricativo postalveolare sordo (in caratteri IPA [ʃ]) in derivazione dei nessi latini -SC-, -XC- davanti a I, E (pisci, scidai, scéti); il trigramma sci per esprimere lo stesso fonema [ʃ] davanti a A, O, U, in rare parole con i nessi latini -X-, -XF- o -PS- e -SS- + jod e in parole non derivate dal latino ma da lingue moderne (còscia, sciadau, càscia, pisciai, sciampu).